Non ci crederete, ma... IL post virale non esiste!

Scritto da Chiara Orto

C’era una volta (non molto tempo fa, invero), uno dei principali quotidiani italiani che sentenziava: “Ogni giorno nel mondo un social media manager si sveglia e sa che deve inventarsi qualcosa che possa diventare virale”, svilendo, così, la figura del Social Media Manager e facendolo apparire come colui passa le sue giornate lambiccandosi il cervello per trovare l’idea geniale da postare, idea geniale che, se non riceve almeno un milione di mi piace e di condivisioni diventando “virale”, allora era completamente da buttare. No. Non solo il Social Media Manager non è questo, ma IL post virale non esiste.

Caratteristiche del post virale

Oggi, in caso non l’aveste ancora capito, parliamo di quest’entità leggendaria che è il post virale. Quali sono le sue caratteristiche? Recito quasi come un automa: il post virale deve essere di qualità, deve emozionare, deve essere condivisibile ma originale, deve essere divertente, spontaneo e bla bla bla. Poi arrivano i gattini e il cane del “Buongiornissimo kaffèèè” e la qualità va a farsi friggere. Il perché è un mistero.

Contenuti virali? Ecco qualche esempio

Qualcuno, però, riesce nell’impresa e crea contenuti condivisi da centinaia di migliaia, se non da milioni, di persone: è il caso di Obama con il suo abbraccio alla moglie condito dalla semplice frase “Four more years”. Il tweet, pubblicato in occasione della rielezione, si è guadagnato quasi un milione di retweet e più di 600.000 mi piace. Mica male.

 

Poi c’è la recente foto di Beyoncé su Instagram con cui annuncia di aspettare due gemelli. La foto è di un trash pazzesco, dal velo, all’enorme composizione di fiori variopinti, sino allo sfondo azzurro cielo fintissimo, che se l’avesse fatta un comune mortale sarebbe stata così denigrata che prediciottesimi e video prematrimoniali scansateve, please. Eppure piace a più di 11 milioni di persone.

 

Ma torniamo su Twitter: ricordiamo IL selfie degli Oscar, vero? E’ inutile che io lo descriva, tanto al solo sentire “selfie degli Oscar” abbiamo tutti in mente la stessa immagine. In questo caso, Samsung ci ha visto lungo. Eh già, perché questo selfie che sembra tanto spontaneo, non è altro che un’operazione commerciale di Samsung per promuovere uno dei suoi smartphone, quello con cui è stata scattata la foto, il quale è stato inquadrato per bene da tutte le telecamere. Il selfie in questione ha ottenuto 3,4 milioni di retweet e 2,4 milioni di mi piace.

I contenuti virali, le star e i comuni mortali

A questo punto, direte voi: “E certo, questi tre esempi hanno una cosa in comune: sono stati condivisi da gente famosa: star, l’ex presidente degli USA…” eh sì, vi do ragione: più la persona che pubblica un contenuto è famosa, più alta è la possibilità che diventi un post virale.

 

Peccato che proprio il selfie di cui sopra, che aveva sgominato qualsiasi tweet esistente rimanendo in vetta alla classifica per anni, sia stato battuto da un sedicenne: Carter Wilkerson, un ragazzo americano appassionato di nuggets di pollo.

 

Un giorno Carter chiede a Wendy’s, una catena di fast food statunitense, quanti di quanti retweet avrebbe bisogno per ottenere un anno di nuggets gratis. Wendy’s risponde 18 milioni e Carter replica: “Consideralo fatto”.

 

Il risultato? 3,6 milioni di retweet, anche da parte di colossi come Amazon e Microsoft, magliette con l’hashtag #NuggsForCarter, articoli su articoli relativi alla sfida accolta dal sedicenne, l’invito allo show di Ellen De Generes, ovvero colei che ha postato il selfie degli Oscar e… l’ottenimento ad honorem di un anno di nuggets gratis da Wendy’s, che ci ha enormemente guadagnato in pubblicità.

Una provocazione

Non è vero che i post o i contenuti virali non esistono, e vi ho dato qualche esempio. Il titolo di questo articolo è una provocazione, quelli che non esistono sono i canoni da rispettare necessariamente: intendo dire che non ci sono delle regole ferree da seguire per creare post virali. E ciò non significa che bisogna adagiarsi sugli allori pensando che spesso anche i “post brutti” vanno.

Esempio virtuoso

Ceres sui social è fortissima, ogni giorno pubblica contenuti smart, di qualità, divertenti e attuali. Ogni post ha migliaia di condivisioni, like e commenti ed è questo quello che conta, quello che paga, quello che premia! La qualità costante e la continuità, NON un singolo post che ha avuto una fortuna immensa tanto tempo fa e che prima o poi, inevitabilmente, tutti noi dimenticheremo.

 

Ogni giorno nel mondo un social media manager si sveglia…

…e sa che deve elaborare CONTENUTI DI QUALITA’ che abbiano un successo costante e che stimolino awareness, engagement e advocacy.

 

 

Ultima modifica il Lunedì, 24 Agosto 2020 15:16